mercoledì 17 dicembre 2008

Il Contagio in Europa

FALLISCE LA POLITICA USA, L'INSTABILITà ORA è GLOBALE
Lunedì 29 settembre è la giornata più convulsa degli ultimi vent'anni tanto a Wall Street che al Congresso di Washington. Nonostante i lunghissimi negoziati preparatori, la Camera USA boccia (con 228 voti contrari, 205 a favore)il pacchetto di salvataggio da 700 miliardi di dollari messo a punto dal segretario al Tesoro Paulson e dal presidente Bush. Un altro voto è possibile non prima di giovedì 2 ottobre, per cercare l'intesa su un nuovo testo,mentre in serata il presidente autorizza il ricorso al fondo di stabilizzazione dei cambi.
A Wall Street la notizia della bocciatura del piano manda la Borsa nel panico: nel "lunedì nero" dei mercato l'indice S&P 500 segna il ribasso più ampio dalla crisi del 1987, mentre già le borse europee avevano perso tra il 4 e il 5% per i timori sulla solidità di alcune grandi banche.
Nessuno si aspettava che il fallimento sistemico in America potesse venire dalla politica,ma è così: sia Barack Obama che John McCain chiedono ai loro partiti di cooperare,ma si perde tempo prezioso. Già il ritardo di una settimana porta alla chiusura di Wachovia, la quarta banca americana, rilevata il 28 settembre in extremis da Citigroup. Il voto sul piano che doveva soddisfare entrambi i partiti è clamorosamente fallito: non solo da destra si oppongono motivazioni ideologiche contro l'intervento dello Stato sul Mercato, ma da parte democratica si aggiungono 95 "no" che ritengono il pacchetto confezionato dall'Amministrazione repubblicana per salvare Wall Street e i banchieri ingordi che hanno guadagnato alle spalle della classe media americana.
Dopo giorni di negoziati febbrili con la modigica del piano Paulson, mentre i mercati restano in uno stato di attesa vicina alla fibrillazione, venerdì 3 ottobre il piano Bush diventa legge, varando complessivamente un piano di salvataggio delle banche e di sostegno all'economia di 850miliardi di dollari.
Ma i mercati non credono più alle rassicurazioni della politica: il 6 ottobre, nonostante il piano Usa, sia varato, i listini mondiali si trovano ad affrontare un nuovo "lunedì nero". Le borse globali bruciano 2.200 miliardi di dollari, con in testa ai ribassi i titoli bancari, petroliferi e delle tlc.
LO TSUNAMI DI OTTOBRE SULLE BORSE MONDIALI, IN UN ANNO BRUCIATI 25MILA MILIARDI DI DOLLARI
L'autunno del 2008 per le Borse mondiali rappresenta il peggior periodo dal 1933. L'indice S&P 500 di Wall Street, ritenuto il principale termometro della stato di salute della finanza mondiale, segna rialzi e ribassi di un'ampiezza unica nella storia, e gli esperti internazionali hanno ormai ben chiaro che la crisi finanziaria si sta per trasformare in una recessione globale.
La settimana dal 6 al 10 ottobre sarà ricordata per l'ondata di "panic selling", le vendite da panico: un vero tsunami che non riguarda solo Wall Street, ma anche gli altri principali indici mondiali che sono in profondo rosso. Secondo la Federazione Mondiale delle Borse (Wfe), la capitalizzazione complessiva dei listini azionari di tutto il mondo ha segnato una perdita di poco meno di 21mila miliardi di dollari: una volta e mezzo il Pil degli Stati Uniti. Nel solo mese di settembre sul falò del panic selling sono stati bruciati quasi 6.850 miliardi di dollari, portando la distruzione complessiva a 25.000 miliardi di dollari nell'ultimo anno.
LA PARALISI DELLA LIQUIDITà SCONVOLGE IL CREDITO EUROPEO
"Abbiamo tutti sottostimato gli effetti di questa crisi", confessa l'amministratore di uno dei più importanti hedge fund di Londra.
Ma cosa è in effetti peggiorato a tal punto da far precipitare le cose?
Il prezzo degli Abs, ossia di quella carta tossica costruita sui mutui casa, nell'avvio della settimana dal 6 al 12 ottobre è rimasto più o meno lo stesso, e il costo dei credit default swap è salito di poco,non si può insomma dire che siano emerse altre improvvise svalutazioni nelle attività delle banche.
Che il sistema,nel processo di pulizia,non fosse ancora a metà del guado lo si sapeva. Ma i salvataggi effettivi da parte dello Stato di Fannie Mae e Freddie Mac e quello "virtuale" di Aeg, uniti al fallimento di Lehman, e al tracollo di Wachovia, più che creare nuove passività hanno minato la credibilità stessa del sistema, innescando una corsa a ritirare i depositi presso le banche USA e britanniche e congelando di fatto il mercato interbancario. Nessuno presa più soldi a nessuno ,mettendo in difficoltà anche le operazioni delle banche più sane che non riescono più a gestire i normali flussi di tesoreria.
A tutto questo si è aggiunta la crisi di credibilità verso le autorità finanziarie e politiche americane ed europee, viste le polemiche, i silenzi e gli scoordinati provvedimenti presi dai Governi nel Vecchio continente. Per le istituzioni finanziarie la fiducia è il fattore principale. Si spiega pertanto l'impennata dei tassi Libor,mentre i rendimenti dei titoli di Stato stanno calando ai minimi storici,sulla spinta di un enorme flusso di domanda in entrata da parte di tutti. Gli investitori istituzionali, grandi e piccoli,come anche i risparmiatori in fuga da titoli rischiosi e in cerca di sicurezza nell'unico porto rimasto, quello dei titoli garantiti dallo Stato.
Al di là degli accresciuti timori di una imminente recessione, le azioni hanno finito per rappresentare l'attività finanziaria più tartassata: direttamente, perchè la sfiducia porta a liberarsi dei titoli bancari e assicurativi; indirettamente , perchè le Borse sono rimaste (oltre ai titoli di Stato) uno dei pochi mercati funzionanti. Con quello monetario ormai inesistente, per chi deve o vuole fare liquidità la vendita di azioni rappresenta la sola soluzione praticabile.
fonte "ilSole24ore"

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