mercoledì 17 dicembre 2008

La Crisi del '29 in Cifre

Se si pone pari a 100 l’indice generale dei prezzi dei titoli alla borsa di New York nel 1922, nel 1927 risulta raddoppiato e nel 1929 passa a 580. Improvvisamente sulla frenesia speculativa americana si abbatté la crisi dell’autunno del 1929. Allora le quotazioni ampiamente sopravvalutate di titoli crollarono in modo estremamente rapido. Naturalmente economisti e uomini politici si erano resi conto che la speculazione stava degenerando, ma nessuno aveva osato imporre misure tendenti a ridurla, temendo il contraccolpo deflazionistico che ne sarebbe derivato. La corsa al rialzo subì un rallentamento nel settembre 1929 e attorno al 20 ottobre iniziò la caduta di molti titoli. Il 24 ottobre, il famoso “giovedì nero” quasi 13 milioni di titoli cambiarono proprietario a prezzi sempre più bassi. Nel primo pomeriggio i grandi banchieri di New York tentarono di arrestare il crollo, ma la manovra si rivelò inefficace di fronte alla portata della crisi. Il martedì 29 non si trovarono più compratori per svariati gruppi di titoli e i grandi banchieri abbandonarono la politica di sostegno. Ciò indusse le banche di provincia a ridurre o annullare i prestiti ai borsisti, aggravando la crisi. Il panico divenne allora generale e degenerò in comportamenti irrazionali. Pare che, nel solo mese di ottobre, le perdite registrate sui titoli quotati alla borsa di New York siano ammontate a circa 32 milioni di dollari. La caduta continuò nei mesi successivi, praticamente fino al 1932, quando molte azioni valevano solo più 1/5 o 1/10 o addirittura meno dei valori raggiunti nel 1929


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