mercoledì 17 dicembre 2008

Le Cause del Crollo in America in 8 Passi

La crisi economica che stiamo vivendo ha radici lontane. Nell'ultimo decennio i Paesi economicamente sviluppati hanno visto una crescita accelerata dei debiti delle famiglie, in primo luogo negli Stati Uniti ma anche nel Vecchio Continente.
Questa enorme massa di debiti è stata finanziata dalle banche che, in questo processo, hanno sostenuto i consumi, consentendo alle imprese di produrre di più. In parallelo, però, per il sistema bancario sono aumentati i rischi che i debitori,stretti da un potere d'acquisto eroso dall'inflazione e la distribuzione sempre più ineguale della ricchezza, non riuscissero più a fare fronte ai propri impegni. Con la finanza "innovativa" banche e assicurazioni si sono scambiate l'un l'altra questi rischi, finendo per distribuirli negli investimenti dei risparmiatori. Il meccanismo è stato sottoposto a tensioni crescenti e alla fine non ha retto.

1) FINITA L'EPOCA D'ORO DELLA CASA L'AMERICA SCOPRE I PIGNORAMENTI
Il mercato immobiliare USA ha registrato un forte boom dei prezzi delle case fino al 2006. La domanda di abitazione ha "drogato i prezzi: dal 1997 al 2006 il valore delle case è salito del 124%. Questo però ha anche fatto aumentare l'indebitamento delle famiglie esposte a mutui sempre più pesanti per comprare casa.Il boom immobiliare comincia a registrare un rallentamento dal 2005. Il ribasso ha causato un aumento dei pignoramenti delle case, i cui proprietari non erano più in grado di far fronte alle rate dei mutui: secondo stime del Senato USA, 71 miliardi di dollari di ricchezza immobiliare andranno in fumo a causa di pignoramenti e calo dei prezzi.

2) MUTUI SUBPRIME VANNO IN SOFFERENZA

Il ribasso dei prezzi delle abitazioni, unito all'aumento dei tassi di interesse,mette ben presto in difficoltà le famiglie USA. In un primo momento vanno in crisi le famiglie poco abbienti,quelle che avevano stipulato i cosiddetti muti subprime, concessi ai clienti ritenuti meno solvibili, poi le difficoltà si allargano anche a quelle economicamente più solide: nel 2007 il tasso di insolvenza sale a quasi un cliente su sei.
All'inizio le banche non riescono a valutare correttamente questi segnali negativi come un problema. Il motivo di questa incapacità è che i mutui subprime sono quasi tutti "cartolarizzati". Questo significa che le banche li hanno "impacchettati" in obbligazioni (denominate Asset Backed Securities, Abs ) che sono state vendute agli investitori. Insomma: gli istituti di credito hanno ceduto i mutui -e i loro rischi - ad altri investitori, "spalmandoli" su più società. Pensavano così di averli ridotti, ma si sbagliavano.

3) LE CARTOLARIZZAZIONI ENTRANO IN TILT

Molti economisti confidavano nel fatto che le cartolarizzazioni avrebbero "sparpagliato" i rischi. Ma la tesi si dimostra subito errata. I rischi sono stati infatti moltiplicati,non ridotti. Le Abs sono state infatti in gran parte "reimpacchettate" da altre banche in altre obbligazioni (i cosiddetti Cdo, Colladeralised Debt Obligation) il cui valore ammonta ad altri 3mila miliardi di dollari. Morale: il rischio subprime è arrivato in tutto il mondo attraverso questi bond.
Questa incertezza manda in poco tempo in tilt il mercato delle cartolarizzazioni,anche quelle che non hanno nulla a che fare con i subprime. Nessuno le vuole più compare, i prezzi crollano (anche più dell'80%), per chi le possiede le perdite sono di miliardi di dollari.

4) SEMPRE PIU' OBBLIGAZIONI AD ALTA TENSIONE

Mentre si "congela" il mercato delle cartolarizzazioni, la crisi di propaga a tutte le obbligazioni. Gli investitori, per panico e per fare cassa, vendono anche azioni e bond aziendali. Le vendite fanno crollare i prezzi, spingendo i rendimenti verso l'alto. Le obbligazioni cosiddette distressed (quelle che a causa delle vendite hanno rendimenti del 10% superiori a quelli dei titoli di Stato) si moltiplicano. Alle cartolarizzazioni in crisi si affiancano quindi anche i bond aziendali ad alto rischio.

5) LE PRIME VITTIME: LE BANCHE USA ED EUROPEE

Le banche sono le prime a soffire perchè sono tra i principali acquirenti di titoli spazzatura. Non solo, molte banche hanno comprato bond cartolarizzati anche attraverso speciali società-veicolo fuori bilancio, chiamate Conduit e Siv. Questi "veicoli societari" hanno acquistato i bond cartolarizzati usando un forte "effetto leva", indebitandosi cioè in modo esponenziale. Morale: la leva, che per anni aveva moltiplicato i guadagni ora si ritorce contro i "veicoli". Le banche devono quindi intervenire e "salvarli" , ma così facendo inglobano nei propri bilanci le loro perdite. Il crollo delle cartolarizzazione e i salvataggi dei "veicoli" causano quindi pesanti perdite per le banche.

6) LA CRISI ARRIVA IN BORSA

La crisi esplode subito in Borsa. Gli investitori fanno cassa per racimolare liquidità e quindi vendono su tutti i listini. Dall'inizio della crisi dei mutui (luglio 2007), al crack di Lehman Brothers le Borse di tutto il mondo hanno bruciato oltre 17mila miliardi di dollari. Le vendite colpiscono soprattutto le azioni delle banche e i titoli finanziari. In forte tensione anche le assicurazioni. Ma le vendite colpiscono tutti i settori,anche quelli non legati ai mutui subprime. Da un lato, la crisi pesa sulla congiura e dunque sui consumi, dall'altro gli istituti di credito in crisi e i fondi - colpiti dai riscatti - sono costretti a vendere tutti i titoli liquidi che hanno in portafoglio.

7) POLIZZE ANTI-DEFAULT, BRIVIDI DA CONTROPARTE

La crisi arriva infine al mercato dei prodotti finanziari derivati chiamati Credit Default Swap (Cds). Si tratta in sostanza di "polizze" usate dagli investitoti per assicurarsi contro l'insolvenza delle obbligazioni: chi compra paga un "premio" a una controparte (per esempio una banca) per garantirsi contro il rischio di default di un bond che ha in portafoglio.
Se il bond finisce in default, la controparte è obbligata a rimborsarlo al posto dell'emittente. I principali venditori di Cds, cioè le principali controparti, sono banche, hedge fund e assicurazioni, sulle cui spalle si concentrano quindi i maggiori rischi. Dato che questi soggetti sono già in crisi, gli investitori iniziano a temere che non siano più in grado di farsi carico di eventuali perdite di obbligazioni in default. Per annullare i rischi, le Autorità di vigilanza intendono creare una "controparte centrale" per i Cds,ma questa proposta non è ancora stata realizzata.

8) LE BANCHE NON SI FIDANO L'UNA DELL'ALTRA

Le difficoltà delle istituzioni finanziarie creano una pesante crisi di fiducia. Le banche iniziano ben presto a non fidarsi l'una dell'altra: per questo non si prestano pi soldi sul mercato interbancario. Quando lo fanno, applicano tassi d'interesse elevatissimi. Si crea quindi una crisi di liquidità pesante soprattutto per le banche più "chiacchierate".
Ma coinvolge anche i mutui delle famiglie italiane, agganciati proprio ai tassi interbancari come l'Euribor, che tornano ai livelli degli Anni '90.
Per arginare la mancanza di liquidità, le Banche centrali hanno più volte iniettato miliardi sul sistema interbancario.

"La Grande Crisi. Domande e Risposte", allegato a "Il Sole 24ore"del 28 Ottobre 2008

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